Su SienaCasa c’è poco da gioire !

Dopo la fine della lunga pax garantita dai generosi contributi di Banca e Fondazione MPS, continua a franare l’enorme castello di carte costruito da un sistema politico incapace e clientelare.

La “vittima” del momento – dopo Enoteca, Aeroporto, Siena Biotech etc etc – è Siena Casa, una Spa a totale partecipazione pubblica costituita dalle amministrazioni comunali del LODE (Livello Ottimale Di Esercizio) senese, tra cui spicca il Comune di Siena con la quota di maggioranza del 34%.

Avevamo già affrontato la questione dell’enorme buco di bilancio di oltre 1.600.000€ del 2014, giunto inaspettatamente dopo che lo stesso bilancio 2013 aveva chiuso con un risicato attivo di 8.574€, coperto prontamente in assemblea straordinaria con l’azzeramento delle riserve patrimoniali. Sembra infatti, così vorrebbero farci credere, che improvvisamente a causa della crisi (che però è iniziata nel 2008) gli inquilini abbiano repentinamente smesso di pagare gli affitti nel 2014 causando quindi una “situazione di emergenza” tale da dover sacrificare preziose risorse economiche delle casse dei comuni soci per salvare la società stessa (solo a Siena il conto per la comunità è di 225.000€). Ma il carrozzone pubblico (dalla gestione privata) che amministra gli oltre 1200 appartamenti di proprietà dei comuni soci ha bisogno di snellire i “costi di gestione eccessivi”; da qui la decisione di svendere alcune case popolari costruite e mantenute con i soldi della collettività, approvata nell’ultimo consiglio comunale e da noi criticata poichè mette in discussione il diritto alla casa di chi si trova in situazione di difficoltà. Stessa logica e stessa matrice del “Salvabanche” o delle partecipate e controllate dei Comuni in gran parte d’Italia: impoverimento dei beni comuni, conseguenze negative sui cittadini e sugli incolpevoli dipendenti e totale impunità per i reali responsabili del danno, spesso persone senza requisiti nominate solo per appartenenze politiche e conseguente totale acquiescenza.

Eppure una recentissima pronuncia della Corte dei Conti veneta, la n. 529 del 20 novembre 2015, indica chiaramente che “I comuni sono tenuti a provvedere, indipendentemente dalla consistenza più o meno ampia della propria partecipazione azionaria, ad un effettivo monitoraggio sull’andamento delle società partecipate, al fine di prevenire fenomeni patologici e ricadute negative sul bilancio dell’ente. Si ricorda, infatti, che per consolidato orientamento della giurisprudenza contabile, dalla trasgressione di questi obblighi e dal perdurare di scelte del tutto irrazionali e antieconomiche, può scaturire una responsabilità per danno erariale dei pubblici amministratori”.

Non sarebbe male se, almeno questa volta, a risarcire i danni fossero gli stessi amministratori che li hanno provocati.

MoVimento Siena 5 Stelle

 

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