Informazione senza giornalisti per una politica senza partiti

Da un paio di secoli in Occidente chi gestisce il potere comunica con il resto della popolazione tramite una variegata classe di appositi incaricati (o auto-incaricati) che vanno sotto il nome di “giornalisti” e che sono retribuiti da una società plutocratica in misura approssimabile a quella dei potenti. Quotidianamente i giornalisti comunicano alla popolazione quelli che per questa risulteranno essere (non avendo essa altre fonti di informazione) gli atti e i voleri di coloro che gestiscono il potere e che con la tradizione possiamo chiamare i “politici”.
Ma che cosa ha fatto sì che la politica intesa come gestione del potere comune venisse resa nota al popolo tramite l’intermediazione giornalistica? Un certo tipo in tecnologia. Quella – in ordine cronologico – della stampa della radio e della tv. Stampa radio e tv che sono strumenti di informazione asimmetrici o unidirezionali. Vale a dire che non danno modo al destinatario del messaggio (nel nostro caso il popolo) di rispondere al suo mittente (nel nostro caso il potere filtrato dai giornalisti).
Da un paio di secoli in Occidente un certo tipo di politica ha valso da causa ed effetto della comunicazione tramite tecnologie a cui e con cui il destinatario del messaggio non può rispondere. Questo tipo di politica è quella dei “partiti”. Partiti che perciò stesso impediscono e hanno impedito (anche per motivi tecnologici) la democrazia impedendo (i partiti e stampa radio tv) il coinvolgimento del popolo tramite qualsivoglia dialogo. E imponendo asimmetricamente e unidirezionalmente informazioni di cui il popolo può al massimo solo prendere atto. Informazioni che nemmeno derivano in modo diretto e trasparente (o schietto e sincero e responsabile) dal potere ma che sono il risultato delle speculazioni (tanto interpretative quanto di comodo) giornalistiche.
La tecnologia però è tale anche per il suo continuo superare se stessa. Nel Duemila informatica e internet hanno reso possibili soluzioni ai millenari problemi comunicativi dell’uomo molto superiori a quelle di stampa radio e tv. Alla immediatezza e ubiquità del messaggio prodotto da radio e tv hanno aggiunto almeno in linea di principio una simmetria fra mittente e destinatario del messaggio. Per la quale simmetria il governato può rispondere in tempo reale al governante. Può farlo semplicemente e (a differenza di quanto avviene per la stampa e la carta) senza costi (anche ambientali) insostenibili.
Con una simile possibilità garantita dalla nuova tecnologia diventa pretestuoso l’uso dei vecchi mass media. Stampa radio e tv permangono solo per protrarre la permanenza del vecchio e non democratico (anche per deficit tecnologici) sistema di gestione del potere. Ossia di quel sistema costituito dalla connivenza tra “partiti” e “giornalisti” e basato sulla passività alla quale era costretto il popolo per via di conoscenze e comunicazioni asimmetriche e unidirezionali.
Informatica e internet incorporando le funzioni di stampa radio e tv in un contesto dialogico senza limiti tolgono potere a giornalisti e partiti. Tolgono loro ogni senso.
Attualmente siamo in un periodo di transizione dove ci sono le tecnologie per una democrazia effettiva (o partecipata o diretta) ma dove anche partiti e giornalisti (cioè stampa radio tv) si sostengono strenuamente a vicenda per evitarla. Altrimenti perderebbero il potere. I giornalisti sanno bene che con la scomparsa dei partiti scomparirebbero anche loro. Almeno per quel concerne l’interferenza nel potere. Pertanto risultato talmente ostili ad internet e ad una democrazia senza partiti. Anzi nemmeno riescono a concepirla una politica democratica ovvero con internet e senza partiti. La chiamano “antipolitica”.
Con informatica ed internet chi governa ha il dovere di comunicare direttamente con chi è governato e chi è governato ha il diritto/dovere di interagire direttamente con chi governa. La democrazia sarà la risultante di una simile comunicazione politica senza intermediari. Per avere democrazia bisogna togliere il più possibile asimmetrie. Cioè intermediari tra governanti e governati. Anche per avere il più possibile la verità l’onestà e la responsabilità bisogna far questo. Per avere democrazia bisogna far sentire il più possibile i governati governanti e i governanti governati. E il dialogo – anche su internet – sviluppa un simile reciproco sentire.
Forte delle tecnologie informatiche disponibili un movimento politico che volesse proporre oggi una democrazia senza partiti (cioè una democrazia effettiva) dovrebbe come prima cosa bypassare ogni prassi giornalistica. Dovrebbe ricercare di comunicare direttamente con il popolo per coinvolgerlo attivamente e responsabilmente nella politica. Eliminando ogni giustificazione demandata agli equivoci interpretativi di giornalisti e mass media così come ai loro interessi elitari.
Per ritrovarsi nella sovranità popolare bisogna compiere un salto. Per ritrovarsi al di là dell’oligarchia partitica bisogna compiere un salto. E l’ostacolo da saltare è costituito per l’appunto da mass media e giornalisti. Va tolto loro il monopolio dell’informazione e della formazione politica. Il popolo – con internet e assemblee anche non virtuali – deve politicamente informarsi e formarsi da sé. Adesso può – e sia per la democrazia che per la tecnologia deve – farlo.
Il politico democratico del (già in parte presente) futuro senza partiti non dovrà rispondere ad una domanda giornalistica. Non dovrà tener conto dei giornalisti se non come cittadini. E solo a quest’ultimi dovrà – direttamente – rendere conto. Con internet è possibile. Con stampa radio tv – no. Pertanto il politico che su stampa radio tv si basa – il politico amico di giornalisti – sarà anche solo per questo il vecchio e non democratico politico di partito.

Dal Meetup del Movimento Siena 5 Stelle 
http://www.meetup.com/Gruppo-di-Siena/messages/boards/thread/24220852/0#76411522

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