Editoriali – Siena 5 Stelle http://www.siena5stelle.it/ ...perché anche Siena meritava di essere una città a 5 stelle ! Sat, 09 Jun 2018 08:25:55 +0000 it-IT hourly 1 https://wordpress.org/?v=5.4.2 C’era una volta il Consigliere comunale a 5 Stelle… https://www.siena5stelle.it/2018/06/09/cera-una-volta-il-consigliere-comunale-a-5-stelle/ Sat, 09 Jun 2018 08:25:55 +0000 http://www.siena5stelle.it/?p=38486 Per non dimenticare, un articolo apparso sul Blog di Beppe Grillo a Luglio 2017:

Il consigliere comunale 5 Stelle è il mio eroe

Ci sono persone che si caricano di responsabilità per 5 anni in cambio di una sorta di paghetta, meglio: una paghettina. Spesso è gente che ha già un lavoro, finisce che si trova impegnata dalla mattina alla sera. Sono degli eroi ai miei occhi. La figura del consigliere comunale ricorda, per come è considerata, quella del maestro elementare: una cosa piccola, a cui si riconosce poco e nulla, in tutti i sensi (economico, di prestigio sociale e così via) per una ragione strana che non mi ha mai convinto. Più è piccola la realtà di cui ti occupi e meno conti. Se il bambino è piccolo allora sei meno importane di chi insegna all’adolescente. Per non parlare di come se la passano i consiglieri comunali dei piccoli comuni, che guadagnano ancora meno di quel poco che guadagnano i consiglieri dei comuni più grandi. I consiglieri del MoVimento 5 Stelle sono 2.061 distribuiti su tutto il Paese: sono i miei eroi.

Mi viene in mente quella “piccineria” tutta italiana, che mi ha sempre intrigato e deluso allo stesso tempo. In questo paese sembra tutto “un po’ meno e più piccolo” in confronto a Germania, Francia, USA e via dicendo. Eppure solo una cultura bassa dello Stato può dimenticarsi di tener conto dei suoi nuclei più fondamentali, vicinissimi nella proporzione e negli scopi alle famiglie. Quel microtessuto che sfugge ai media, che volano troppo in alto per poter osservare piccoli comuni e circoscrizioni: il tanto declamato “tessuto sociale”. Non ci sono cose più importanti della possibilità che ogni cittadino possa sentirsi rappresentato, ogni bambino seguito nella sua crescita intellettuale e morale e le famiglie parte di qualcosa di più esteso. Una comunità che però è tutta da ricostruire.

I nostri consiglieri comunali hanno bisogno di tutto il nostro supporto. I soggetti istituzionali del MoVimento 5 Stelle più esposti ai fenomeni collegati con la criminalità organizzata sono proprio i nostri ragazzi sul territorio. Similmente a Civitavecchia: appena qualcosa di nazionale, o addirittura mondiale, coinvolge davvero gli italiani diventa subito evidente il ruolo dei comuni e quindi degli gli assessori ed i consiglieri. Il tessuto sociale lacerato sul quale stiamo agendo via via più capillarmente. Lacerato perché dimenticato? Certamente perché non rappresentato e vittima della malversazione da parte di governi sempre meno italiani e sempre più alieni.

Il nostro sindaco a Civitavecchia Cozzolino sta rappresentando la città a fronte del fenomeno migratorio peggio gestito nella storia. I cittadini di Civitavecchia sono con lui e rifiutano l’atteggiamento leghista, ma non intendono concedere il porto di accesso alla capitale ai confusi bisogni derivanti dal tradimento di Renzi, spedito dal circolo di banchieri che lo ha lanciato al governo del paese.

In questi giorni sono stato più vicino anche agli assessori che lavorano con i nostri sindaci, ragazzi che nell’anonimato si stanno dando da fare in tutti i modi possibili. Abbiamo ricordato insieme come è nato il MoVimento: rivalutare le realtà locali, sostenerle e aggiornarle gradualmente, coinvolgendo i cittadini di territori sempre più vasti, saltare le province (per un minimo di senso della decenza) e quindi arrivare alle regioni. Dopo avremmo raggiunto il governo del Paese. Per restituire la dignità, e naturalizzare i singoli territori, non è necessaria una “ideologia del territorio,” non serve andare alle fonti del Po e riempire strane boccette di acqua (forse erano per il trota da piccolo?). Oggi, è evidente che la battaglia per un’Italia migliore si sposta sempre più rapidamente dal locale all’universale, dal piccolo comune al governo nazionale, che appaiono sempre più scollegati.

Nessuno può avere una ricetta valida ovunque per imporre come vivere nelle singole realtà locali. La natura post-ideologica del MoVimento era fatale ed al contempo necessaria, ciò che è opportuno e giusto può arrivare da qualunque distretto e comune. La direttrice opposta (dal centro alla periferia) si dimostra quasi sempre improponibile: non vogliamo importare anche da noi la logica delle Banlieue francesi, oramai aridi territori nazionali abbandonati dallo Stato e lasciati li da cittadini in fuga. Pensate a quanto è astratto lo Ius Soli dal punto di vista dei comuni, dei cittadini. Argomenti di traccheggio validi solo per una politica interpretata come tifoseria e non partecipazione.

Partecipazione: questa è la nostra parola magica. L’unico motivo per cui si possa fare il lavoro di consigliere comunale è la voglia di partecipazione, con alle spalle un gruppo di attivisti e volontari che ti supportano. Il lavoro dei nostri 2.061 consiglieri, e delle persone che li aiutano nel quotidiano, è immane e ora viene tutto raccolto dentro la funzione di Rousseau “Sharing”. Accedete a Rousseau e guardate cosa fanno ogni giorno: atti, mozioni, ordinanze, delibere, interrogazioni. Lì dentro c’è l’Italia che vuole partecipare e cambiare le cose, anche se questo costa fatica e grandi sacrifici. Con gente così, con questo esercito di generosi, possiamo solo continuare a crescere. Avanti così!

Beppe Grillo

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I “Redditi di Palazzo Pubblico”, dove si può leggere il futuro della città https://www.siena5stelle.it/2017/01/20/redditi-palazzo-pubblico-si-puo-leggere-futuro-della-citta/ Fri, 20 Jan 2017 09:55:03 +0000 http://www.siena5stelle.it/?p=37811 L’articolo “dossier” pubblicato mercoledì scorso dal quotidiano La Nazione sui “Redditi di Palazzo Pubblico” offre lo spunto per alcune interessanti riflessioni sul passato e sul futuro della nostra città.

Innanzitutto credo sia importante precisare (cosa che l’articolo omette di fare) che i redditi indicati si riferiscono, almeno per il sottoscritto, alla normale attività lavorativa come Dipendente dell’Università di Siena. Il reddito derivante dall’attività politica di consigliere comunale, infatti, è composta solamente da “gettoni di presenza” (che, come dice bene il nome, vengono erogati solo in caso di effettiva presenza) di circa 35€ netti massimi al giorno: chi avesse voglia di spulciare bene i dati reddituali pubblicati sempre sul sito web del Comune, senza voler fare “gossip”, vedrebbe che la “ricchezza accumulata” in un anno di consigli comunali e commissioni supera a malapena i 500€ complessivi, ovviamente al lordo delle tasse. Diverso il discorso per i membri della Giunta, per il Sindaco e per il Vicesindaco, che invece possono beneficiare di una indennità mensile di tutto rispetto determinata dalle normative nazionali e pubblicato sempre sul sito web del Comune di Siena.

Vale la pena, comunque, fare una riflessione non tanto sui singoli redditi di ogni consigliere comunale, ma sui redditi suddivisi per classi di età.

Confrontando le cifre, vediamo infatti come i consiglieri comunali “giovani”, indicativamente sotto i 40 anni ma laureati e con una professionalità, hanno stipendi nettamente inferiori a quelli della generazione dei loro genitori. Si parla, inoltre, di giovani che hanno professionalità importanti, come psicologi e architetti, ma che non riescono a raggiungere livelli reddituali come quelli di avvocati, medici ed (ex) dirigenti MPS.

Parliamo inoltre di giovani che, in qualche modo, hanno deciso di sacrificare il loro tempo libero per servire la comunità, con maturità e senso di responsabilità, dimostrando di non essere affatto choosy o “mammoni” come qualche Ministro, anch’esso decisamente non giovane, ebbe l’ardire di dichiarare!

Pertanto, al di là dello scopo velatamente demagogico del “dossier”, quello che deve preoccupare è la sensazione che vi sia una ridotta, ridottissima, mobilità sociale anche nella nostra città. Una città che non riesce più a dare le stesse garanzie di benessere economico che ha dato ai nostri padri, condannando il futuro di Siena a sostenersi solo grazie alle ricchezze accumulate nel passato, almeno fino a quando non saranno estinte. E la forbice sociale rischia di allargarsi sempre più, con le conseguenze che è facile immaginare, innescando nuovamente quelle “lotte di classe” che avevamo, almeno a Siena, dimenticato da tempo.

Concludendo, la riflessione che vorrei stimolare nella cittadinanza è sulle opportunità che la nostra città offre ai giovani, soprattutto un reddito adeguato ed una vita dignitosa, in un futuro dove non c’è più “Babbo Monte” a garantire l’occupazione.

Michele Pinassi
Cittadino, dipendente pubblico, consigliere comunale.

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Professor Cassese, ma cosa dice!? https://www.siena5stelle.it/2016/05/24/professor-cassese-cosa-dice/ Tue, 24 May 2016 18:56:06 +0000 http://www.siena5stelle.it/?p=37425 Non s’era ancora asciugato l’inchiostro del mio articolo su “Il Cittadino” che il Corrierone milanese è sceso di nuovo in campo a favore della legge sui partiti. Cosa di cui nessuno mai aveva avvertito la mancanza e meno che mai il mitico Popolo che da decenni ha ben altri pensieri per la testa. Chissà perché ora improvvisamente, anzi da quando il M5S è apparso sulla scena, la Casta senta l’imperativo categorico di “sanare” quella mancanza. Questa volta il compito è stato affidato all’ultraottantenne Sabino Cassese, insigne giurista dalla fama accademica internazionale e giudice emerito della Corte Costituzionale. Ma mai mi sarei aspettato da cotanto personaggio un’analisi così aberrante (vedi qui).

L’INUTILE ELEZIONE DEI RAPPRESENTANTI DEL POPOLO IN PARLAMENTO

Cassese esordisce asserendo che la regolamentazione per legge dei partiti fu tema già sollevato dai Padri costituenti, tant’è che fu “approvata la proposta del socialista Basso secondo la quale i partiti concorrono con metodo democratico a determinare la politica nazionale”. E’ chiaro che Cassese si riferisce, ma non lo dice, al brevissimo art.49 della Carta che però recita: “Tutti i cittadini hanno diritto di associarsi liberamente [liberamente! nda] in partiti per concorrere [i cittadini, non i partiti, nda] con metodo democratico a determinare la politica nazionale”. Come si vede non c’è traccia di una legge ad hoc per i partiti né, soprattutto, di partiti che determinino la politica nazionale ( il soggetto di quelle due uniche righe – è chiarissimo – sono i cittadini, non i partiti). Perché infatti sarebbe mostruoso che la politica nazionale fosse determinata dai partiti (soprattutto quando il capo del governo è anche capo del partito di maggioranza) invece che dagli eletti del popolo. Ora delle due cose l’una: o Cassese ha preso un abbaglio (capita a tutti, anche ai migliori) oppure è convinto di quello che dice, cosa che, visto il personaggio, sarebbe di una mostruosità estrema. Perché se la politica la devono fare i partiti, ci spieghi allora il Cassese a cosa serve il Parlamento ossia a cosa servono le elezioni dei rappresentanti del popolo. Basta votare i simboli e il partito che ha avuto più voti governa. E la nostra diventa la democrazia del piffero (soprattutto, ripeto, se il capo del governo è anche capo del partito di maggioranza!). Bravo Cassese.

Più avanti il Nostro, per meglio chiarire il suo pensiero, insiste sul fatto che i partiti, senza una legge che li regolamentasse, hanno finora operato di nome e di fatto fuori dalla legge. Ignora evidentemente l’esistenza dell’art.18 della Carta: “… i cittadini hanno diritto di associarsi liberamente senza autorizzazione …”. E’ lampante che quel diritto vale sia per associarsi per il salvataggio dell’oca cinerina di Patagonia, sia per dar vita a un movimento o partito politico (e “liberamente e senza autorizzazione”, hanno tenuto a precisare i Padri costituenti, chiaro?). Insomma i partiti hanno operato e operano tutt’altro che fuori dalla legge. Quindi o Cassese ha preso un altro abbaglio, e allora la cosa diventa grave, oppure sa bene come stanno le cose, ma per pura partigianeria nei confronti della partitocrazia più degenerata (anche e soprattutto quella renziana) dell’Occidente è disposto a negare l’evidenza, e allora la cosa diventa moralmente gravissima vista la dimensione pubblica e scientifica del personaggio.

IL PARTITO-PRINCIPE CHE SPOGLIA IL POPOLO DELLA SOVRANITA’

In sostanza e in mancanza di chiarimenti ulteriori sorge spontaneo il sospetto che Cassese, dopo aver attribuito ai partiti “una funzione pubblica importantissima” (ma non prevista dalla Costituzione) quali artefici delle leggi, determinatori della politica nazionale e locale, selezionatori delle dirigenze, collegamento tra elettori e eletti ecc., intenda definire per legge questa “funzione”, assegnando ai partiti e soprattutto a quello di maggioranza, il ruolo di principe, di despota, espropriando il popolo della sua sovranità. Si torna al feudalesimo medievale, con la partitocrazia al posto della nobiltà? Forse è vero che in questo Paese il fascismo non è nato con Mussolini né è morto con lui.

Chi scrive è praticamente coetaneo del Cassese, ma è nato a Siena da famiglia operaia e semianalfabeta. Già a sei anni, sfollato con la famiglia (babbo al fronte) nella campagna senese, badava ai maiali al pascolo e comunque non è stato capace di andare oltre un modesto diploma di ragioniere. A uno come me, lo scoprire tanta insipienza se non peggio in un simile mostro sacro della scienza giuridica e politica ha fatto tremare i polsi. Ma che Paese è mai diventato questo?

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E se il sistema italiano dei partiti fosse incostituzionale? https://www.siena5stelle.it/2016/05/20/sistema-italiano-dei-partiti-fosse-incostituzionale/ Fri, 20 May 2016 07:57:58 +0000 http://www.siena5stelle.it/?p=37420 Il M5S contrario ad una legge sui partiti.

Il M5S è contrario a una legge sui partiti che imponga loro l’obbligo di uno statuto orientato alla democrazia interna quale requisito per poter partecipare alle elezioni. Il Movimento infatti non ha uno statuto, né lo vuole per non diventare a sua volta un partito. Sostiene che si tratti di una manovra dei partiti tradizionali, ormai terrorizzati dal pacifico successo dei Pentastellati, per escluderli dalla competizione. Poiché l’art. 18 della Costituzione dichiara che “i cittadini hanno diritto di associarsi liberamente senza autorizzazione”, sostengono che una legge “autorizzativa” in merito sarebbe incostituzionale.

Il 16 c.m., a pag.9, il Corrierone milanese interviene nel dibattito sostenendo la necessità di quella legge, perché “in attuazione dell’art. 49 della Costituzione” . E’ falso: il Corrierone mente sapendo di mentire. I Padri costituzionali, che furono e sono ancora il meglio che negli ultimi 160 anni la nostra storia politica abbia prodotto, si guardarono bene dal prevedere alcunché a tale proposito, e meno che mai all’art. 49 che assai brevemente e icasticamente, ma molto eloquentemente, recita: “Tutti i cittadini hanno diritto di associarsi liberamente in partiti per concorrere con metodo democratico a determinare la politica nazionale”. Tutto qui

I cittadini quindi possono se vogliono, ma non è obbligatorio (e forse neanche consigliabile), organizzarsi in partiti, per concorrere (i cittadini, non i partiti) con metodo democratico a determinare la politica nazionale. Insomma in tutta la Costituzione il termine “partiti” è citato positivamente questa sola volta: un solo minuscolo articolo su 157; due sole righe su 1185; 20 sole parole su 10.548; 143 soli caratteri su 70.678.

L’altra sola citazione del termine “partiti” nella Costituzione è in negativo: divieto d’iscrizione ai partiti per militari, giudici, poliziotti ecc .(art.98), mentre il termine “partito” appare una sola volta, e ancora una volta in negativo: divieto di ricostituzione del partito fascista (disposizioni transitorie e finali XII).

Dei partiti e della loro regolamentazione, funzione, utilità, necessità e meno che mai indispensabilità, non c’è traccia alcuna in tutto il restante, lunghissimo testo della Carta. Né, ovviamente, c’è alcuna traccia dei loro leader, neanche per la formazione del governo: allora sapevano che leader è la traduzione letterale di führer e duce, noi non più.

La Costituzione è un documento politico al 100%, ma dedica solo lo 0,2% ai partiti, i quali però hanno occupato anche tutti gli altri 156 articoli, ossia il 100% della politica nazionale, sottraendola al popolo che invece avrebbe dovuto essere sovrano, ossia stare non solo sopra i partiti ma anche sopra la Costituzione. L’attuale presenza alluvionale dei partiti e quindi di coloro che ne hanno assunto il controllo (i leader,) non è prevista né consentita dalla nostra Costituzione. Dunque quei partiti onnivori (e i loro leader) sono fuori dalla Costituzione: sono incostituzionali. Almeno fino a quando essi non riusciranno ad emendare appositamente la Costituzione, che non è solo una mera, minacciosa ipotesi.

Da rilevare: i Padri costituenti, di fronte ai quali gli attuali politicanti sono solo delle tragiche marionette, erano tutti visceralmente e sentimentalmente legati ai propri partiti, ma per il bene della Nazione li tagliarono tutti fuori dalla Carta.

Per concludere: sono loro, i partiti, l’antipolitica e la vera politica è quella che vuole da una parte la loro eliminazione come sistema, ossia la loro riduzione a semplici e liberi movimenti di opinione autofinanziati dagli aderenti, e dall’altra la restituzione della sovranità al popolo.

Tutto sommato non rimane che domandarsi il perché di questo atto di servile omaggio del Corriere della sera al Partito della Nazione.

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Una giustizia “garantista” a vantaggio dei ricchi e potenti delinquenti https://www.siena5stelle.it/2015/10/01/una-giustizia-garantista-a-vantaggio-dei-ricchi-e-potenti-delinquenti/ Thu, 01 Oct 2015 12:21:51 +0000 http://www.siena5stelle.it/?p=36996 L’ennesimo rinvio dell’udienza per il processo su caso dell’Aeroporto di Ampugnano, che vede imputati “eccellenti”, come per molti altri processi che dovrebbero affollare le aule di giustizia del tribunale senese (MPS, elezioni del Rettore, urbanistica a Monteriggioni, ASL, Enoteca Italiana, Siena Biotech, buco dell’Ateneo….), deve far riflettere seriamente sul funzionamento della macchina giudiziaria italiana.

Giustizia che, nata per essere lo strumento a difesa dei più deboli e per il rispetto della Legge, sembra essere stata trasformata in uno strumento di impunità alla mercé dei politici e dei potenti che, cavalcando l’immane mole burocratica e procedurale dei processi penali, riescono sempre a sfuggire alle maglie della giustizia grazie alla prescrizione.

E’ mai possibile, ad esempio, che ogni processo penale debba ricominciare tutte le volte che cambia uno dei tre giudici collegiali (per trasferimenti, ridistribuzioni interne, maternità etc etc..) ? E la prescrizione che, accorciata, continua a “galoppare” anche dopo il primo grado ? E l’incompatibilità di un giudice che se firma la proroga di validità di un’intercettazione diventa incompatibile col giudizio e non può essere messo nel collegio giudicante ? Ma poi, quanti giudici ci sono a Siena ? E quanti sono ad occuparsi del penale ? Senza contare la mancanza di personale amministrativo, che impedisce di fare un’udienza se manca il cancelliere ! E cosa dire del fatto che se un imputato ha 2 avvocati e la notifica a uno dei due non va a buon fine deve saltare tutta l’udienza ? Magari si presentano tutti i testimoni, i due avvocati (anche quello che non ha ricevuto la notifica !), ma senza la “cartolina verde” della ricevuta di ritorno si slitta di almeno 6 mesi, per rimandare le notifiche a tutte le parti e testimoni, con ovviamente i relativi costi. E del legittimo impedimento ne vogliamo parlare ? Come del fatto che poi dopo il processo penale ne devi far partire un altro “civile“ solo per farti ripagare del torto, farti ridare i soldi o i danni ? Ovviamente senza considerare l’immane numero di querele eseguite a scopo intimidatorio per colpire una o più persone, una triste abitudine italiana che a Siena non è certo mancata.

E’ la stessa Europa a confermare che la giustizia italiana, tra i 28 Paesi aderenti, è quella con il più grande arretrato nel penale, al secondo posto per quello nel civile e sempre sul podio per numero di giorni che occorrono per vedere la fine di un processo in primo grado. Tanto per citare qualche dato, alla fine del 2012 i processi penali pendenti erano quasi un milione e mezzo e le cause civili in attesa di giudizio 4,6 milioni. Agli arretrati si aggiungono i tempi lunghissimi che i cittadini devono attendere per ricevere un verdetto in primo grado (fino a 2.648 giorni per una bancarotta e 770 giorni per una causa di divorzio), ai quali ovviamente devono aggiungersi eventuali ricorsi e relativi tempi.

Sono anni che se ne parla ma nessun governo sembra essere stato in grado di cambiare lo status quo della giustizia italiana, se non amplificando a dismisura la burocrazia e le leggi.

La domanda, retorica, sorge spontanea: a chi conviene una giustizia inefficiente ? 

Michele Pinassi
Consigliere portavoce MoVimento Siena 5 Stelle

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COMUNICATO STAMPA: “La guerra interna del PD danneggia Siena, andatevene !” https://www.siena5stelle.it/2015/05/22/comunicato-stampa-la-guerra-interna-del-pd-danneggia-siena-andatevene/ Fri, 22 May 2015 10:38:51 +0000 http://www.siena5stelle.it/?p=36813 Se devo essere sincero, la “guerra di bande” tutta interna al PD e relativi cespugli non mi interessa né mi appassiona: se non avessero vinto loro le elezioni amministrative (da 60 anni a questa parte), neanche ne parlerei. Purtroppo però, come ho anticipato, a loro i cittadini senesi hanno assegnato il governo della città e questa guerra intestina non può che danneggiare -ed è questo che mi interessa- la nostra città, Siena.

Al di là delle considerazioni personali e dell’avviso di garanzia recapitato al Sindaco Valentini, per il quale -lo ripeto a scanso di equivoci- non avrebbe dovuto neppure esitare a dimettersi, questo ulteriore cappio messo al collo del Sindaco dai suoi stessi “compagni di partito” (sin dal giorno della sua elezione, è bene essere chiari) offende ancora una volta, ed ancora più violentemente, la città.

Lo abbiamo visto in questi due anni di mandato: l’azione politica è debole, fatta di spot “smart” e poco più. Nulla di fatto per le questioni importanti della città, come la Banca MPS (aspettiamo ancora il famoso “libro bianco” promesso dal Valentini in campagna elettorale), il Santa Maria della Scala (“Stati generali” o meno, cosa avete deciso di farci ?), l’Enoteca Italiana, la Fortezza Medicea (può una tensostruttura essere sufficiente ? O è solo una melina temporanea per dire “qualcosa abbiamo fatto” ?), la situazione delle ARU e dei parcheggi adiacenti alla città, tanto per dare qualche esempio. Cosa avete fatto per Siena, al di là del bike sharing, delle colonnine smart e della vendita degli immobili comunali ?

Il “cambio di passo” lo chiediamo noi cittadini, Sindaco, e le chiediamo -neppure troppo gentilmente- di ritirarsi a vita privata se non ne è capace. Avrebbe già dovuto farlo, perché Siena non merita tutte queste umiliazioni dopo le tante, troppe promesse disattese fatte da lei e dal suo “comitato d’affari” travestito da partito.

Michele Pinassi 
Consigliere comunale portavoce MoVimento Siena 5 Stelle

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Le ragioni della (mia) partecipazione https://www.siena5stelle.it/2014/11/12/le-ragioni-della-mia-partecipazione/ Wed, 12 Nov 2014 13:34:57 +0000 http://www.siena5stelle.it/?p=36413 Venerdì scorso ero dietro allo striscione “Liberiamo Siena !”, accanto a tutti gli altri consiglieri delle opposizioni e davanti a centinaia di cittadini senesi che, sfidando la pioggia, hanno deciso di partecipare alla marcia silenziosa.

Ho aderito, in qualità di cittadino e di consigliere comunale del MoVimento Siena 5 Stelle, perché credo che l’amore per Siena vada al di là delle appartenenze politiche, al di là delle legittime divergenze di opinione e delle contrapposizioni tra i rispettivi schieramenti.

Amore per Siena significa ribadire, ancora una volta, che c’è chi dice NO!” alla svendita e alla distruzione del patrimonio storico, sociale ed economico della nostra città. Significa anche dimostrare come vi sia una parte della città che non si inchina alle minacce ed al ricatto, di stampo mafioso, del posto di lavoro: una parte di città che, anche se “tiene famiglia”, non ha paura di metterci la faccia e rischiare anche il proprio, se necessario, perché una Siena migliore, patrimonio di tutta la collettività (anche di coloro che oggi hanno paura a scendere in piazza) è ancora possibile.

Siena, oggi più che mai, ha bisogno di essere “sgrovigliata” da quel sistema di potere che, in caduta libera, ha serrato ancora più forte la presa attorno ai suoi tesori o a quel che ne rimane.

C’è un disperato bisogno di facce nuove -ma nuove DAVVERO- oneste, pulite, che non “puzzino di partito”, che non siano solo la maschera di chi ha banchettato per anni col sistema ed ora pretende di ritrovare una nuova verginità politica. E purtroppo alcuni soggetti presenti alla marcia, nello scialbo tentativo di “rinfrescarsi”, corrispondono a tale identikit.

E’ necessario che la città maturi la consapevolezza che la Siena ricca ed opulenta di una volta non esiste più, almeno non per tutti, ed attraverso un atto di coraggio decida di affidarsi ad una forza politica nuova e non ai “soliti trombati”, disperatamente in cerca di una qualche sistemazione (a spese della collettività).

Come portavoce del Movimento Siena 5 Stelle, però, c’ero soprattutto per dire SI.

SI ad un nuovo modello di sviluppo per Siena e la sua Provincia che si basi su quattro pilastri: 1) la piccola e media impresa, cuore pulsante del nostro Paese; 2) la cultura ed il turismo, dove Siena può vincere se adeguatamente sviluppato e protetto; 3) la difesa dei prodotti agricoli tipici locali, ricchezza del nostro territorio; 4) La ricerca scientifica, soprattutto biomedica, e l’eccellenza sanitaria, per garantire occupazione e welfare di qualità.

Da una visione troppo incentrata sulle risorse di “Babbo Monte”, che ha alimentato un clima clientelare fino all’eccesso ed ha fatto di Siena un esempio tipico della italianità più deteriore, disintegrando il suo glorioso passato, la nostra città devi aprirsi al futuro basandosi sulle sue risorse interne, sulla qualità e sul merito, attirando (e non facendo fuggire) le nuove generazioni.

Queste sono le basi che vedo per l’unico futuro possibile per Siena. Ed è un futuro possibile, da costruire di concerto con l’Amministrazione Regionale, se i cittadini si riprenderanno non solo la loro città, ma anche la loro Regione, liberando finalmente la nostra terra da quella “peste rossa” che ammorba, da decenni, la vita di ciascuno di noi.

La rinascita è possibile.

Io ci sono. Noi ci siamo.

 

Michele Pinassi

Consigliere comunale “portavoce” Siena 5 Stelle

 

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Quello che non mi piace di Matteo Renzi… https://www.siena5stelle.it/2014/02/26/quello-che-non-mi-piace-di-matteo-renzi/ Wed, 26 Feb 2014 08:28:02 +0000 http://www.siena5stelle.it/?p=35741 … e quello che invece mi piace

QUELLO CHE NON MI PIACE

Premetto subito che spero sinceramente che Renzi ce la faccia, per il Paese e per la mia discendenza (già quattro nipotini), ma non mi piace e mi fa paura perché con la sua rumorosa ascesa ha risvegliato  la voracità di un partito ormai in ginocchio, con ciò anche ridando automaticamente lustro all’intero sistema-partiti (visto com’è ringalluzzito il Berlusca?). Peggio: ora i problemi del Paese e del Partito sono intrecciati tra loro: il segretario del partito è automaticamente capo del governo come nell’ URSS di infausta memoria. I parlamentari non avranno problemi: si porteranno dietro la tavoletta (tablet direbbe Renzi) come fanno ormai da tempo, così seguono il libro delle facce (facebook, come sopra), giocano ai giochi (games, come sopra) che gli hanno insegnato i figlioli, mentre le parlamentari, se meno informatizzate, possono fare la calza.

L’unica cosa positiva di questa crisi era che il consenso popolare verso i partiti fosse sceso al 3%. Pareva ormai vicina l’ora in cui ci saremmo liberati di questa cappa di piombo, massima responsabile, anzi l’unica,  della particolare durezza della crisi italiana. Via il finanziamento ai partiti, via il potere delle segreterie sulla politica, compreso soprattutto quello di nominare i parlamentari e le cariche para-politiche: il potere poteva finalmente tornare alle assemblee composte da eletti del popolo, e magari anche oltre, restituendo a quest’ultimo la sovranità che la Costituzione gli riconosce, negandola ai partiti. Poteva essere l’occasione per liberarci finalmente dal cancro mafioso della partitocrazia, ridurre i partiti a libere associazioni private finanziate solo dagli aderenti e uscire definitivamente dalla condizione di subordinazione rispetto alle media più evoluta dei paesi occidentali. Non sarà più così: tanto ci costeranno Renzi e la dabbenaggine di cittadini da troppo tempo ridotti a sudditi, plebe e non più popolo.

E poi chiacchiera troppo. Sembra che nessuno possa fare a meno della sua opinione o di una sua citazione, delle sue suadenti ipotesi. Non era mai successo in questi termini con un primo ministro incaricato. Una logorrea tutto pragmatismo e niente ideali (forse neanche idee). Certo molto buonsenso, ma il più banale. Nessuna tensione o ansia democratica che è l’unica cosa di cui il Paese ha estremo bisogno soprattutto ora. Anzi, il termine democrazia è assolutamente assente nei suoi discorsi. Ma è in buona compagnia perché ciò vale per Berlusconi, Napolitano, D’Alema, Bersani, Gasparri, ecc…, insomma vale per tutti quelli che il rottamatore voleva rottamare (se è questo il nuovo che avanza…).

Nel Pd ci hanno messo un po’ a capire, poi, quando alla fine hanno capito, tutti sono corsi in massa in soccorso del vincitore, come fanno sempre gli Italiani veri. Qualcuno no, ma si tratta di extraterrestri. Tutti gli altri lui li ha fatti salire sul suo carro.

Ma ha promesso di peggio: ci tormenta col “sarò il sindaco d’Italia”,  con ciò intendendo che, come nei comuni, tutto il potere passerà nelle mani del primo ministro a danno delle assemblee elettive (è già così da tempo ma non ufficialmente). Vuol dire più potere al principe e meno potere al popolo, ossia un altro passo verso la dittatura di fatto: ecco perché la democrazia gli è ostica. Anche la riduzione del numero dei parlamentari per ridurre il costo della politica è pura demagogia. Intanto è un madornale errore perché ridurre il numero di quelli che decidono è antitetico alla democrazia, che, non mi stancherò mai di ripetere, è quella cosa di cui in questo momento il Paese ha più bisogno. E poi si otteneva lo stesso risultato limitandosi a ridurre convenientemente le laute prebende dei nostri satrapi, i più pagati del mondo, mentre gli stipendi dei lavoratori sono i più bassi tra i paesi industrializzati. Senza contare che ciò avrebbe comportato la riduzione dell’appetibilità della carica e quindi della vergognosa conflittualità tra le fazioni ‒  altro triste primato italico ‒ a cui assistiamo quotidianamente, perché i più avidi e ambiziosi (forse anche Renzi), vero cancro morale della nostra vita pubblica, se ne sarebbero andati altrove a cercare ciò che loro esclusivamente interessa. Ma forse è solo che ha capito che meno sono gli eletti, più facile concentrare il potere nelle proprie mani.

Però Renzi piace alla gente  in maniera bulgara: l’85% secondo i sondaggi. A destra e a sinistra. Evidentemente agli Italiani le precedenti scottature con altri chiacchieroni come Mussolini, Berlusconi e ci voglio mettere anche l’affabulatore Vendola, sono servite a niente.

Parla, parla, parla facendo sforzi enormi ‒ sempre ridicoli in chi ci prova ‒ per non sembrare toscano, condizione quest’ultima di cui evidentemente si vergogna. Poche persone sono culturalmente più spregevoli di coloro che si vergognano delle proprie origini. Ma gli garba poco anche apparire italiano, perché c’è una lingua molto più ganza, adatta ad un giovane politico rampante come lui: la lingua yankee di Fonzie, anzi dei democratici americani, ossia di quelli che “noi democratici italiani dobbiamo imitare” (parole sue!) quasi che essere imitatori (e quindi servili) fosse più dignitoso che essere originali (e quindi liberi). E giù green economy, okkey, jobs act, main stream, spending review, trend, news … E’ vero, certi intercalari fanno sentire più ganzi (una volta si faceva col latino) perché ovviamente gli Americani sono più ganzi di tutti. Però è sempre  servilismo, consapevole o meno che sia, anzi è il servilismo peggiore, quello culturale. E’ una genuflessione a una cultura ritenuta superiore. E’ un servilismo diffusissimo soprattutto nel terzo mondo (è lì che l’inconsapevole Renzi ci porterà?). Un servilismo generalizzato in tutti i campi che alla lunga (ma mica tanto, basta guardarsi in giro) farà perdere agli Italiani la propria lingua, una delle lingue più prestigiose e famose del pianeta, perché dal suo formarsi in poi è stata la massima protagonista nella fondazione e formazione dell’Occidente. Ma il servilismo ‒ anche quello comune ma peggio quello culturale ‒ ha un risvolto terribile: gli uomini liberi, se vogliono, hanno un futuro, i servi no. Diciamo di più: gli uomini ridotti al servilismo con la forza hanno sempre la speranza di rivoltarsi e recuperare la propria dignità e con essa anche la propria ricchezza. Ma i servi volontari e, nel nostro caso anche entusiastici, non hanno alcuna speranza di riscatto: sempre più poveri ma sempre più felici di servire.

E non si esce da questa crisi scimmiottando servilmente il Padrone Bianco d’oltre-Atlantico. E poi quale scimmiottatura? Possibile che Renzi non si renda conto dell’abisso ‒ in termini di livello democratico ‒ che separa il Pd nostrano dal Pd yankee? Renzi, grazie all’aver conquistato il suo partito, oggi è il politico più famoso e potente d’Italia, senza alcuna legittimazione popolare ufficiale. Tanto che si sente autorizzato a incontrare il pregiudicato capo del partito avversario per stendere con lui leggi di programma preconfezionate a cui i rispettivi parlamentari, tutti nominati, dovranno docilmente piegarsi se vorranno essere ri-nominati alla prossima tornata elettorale che potrebbe anche non essere troppo lontana.  Forse qualcuno, incluso Renzi, conosce il nome del segretario del partito democratico più importante e potente del mondo, quello americano a cui lui spesso fa riferimento? E conosce le sue gesta per conquistare il proprio partito? E le sue manovre per imporre i propri progetti di legge e i propri uomini nei punti chiave del partito e del paese? Certamente no. Perché i partiti negli USA non contano nulla, non fanno la politica ‒ che è di esclusiva competenza degli eletti del popolo ‒ e i loro anonimi segretari non sono neanche parlamentari. I partiti si limitano a mobilitarsi in maniera vistosa e clamorosa al momento delle elezioni, ma non entrano neanche nel merito delle candidature che sono di esclusiva competenza del popolo (non una candidatura e meno che mai una nomina, dal presidente federale fino all’ultimo dei giudici, dei procuratori, degli sceriffi, degli intendenti di finanza, dei prefetti, dei provveditori agli studi, alle autostrade, alle ferrovie… è lasciata all’arbitrarietà delle segreterie di partito o del governo: è la democrazia bellezza!) che le sceglie con elezioni primarie, quelle veraci che sono normate da una legge dello stato, non da una decisione-farsa della segreteria del partito. Dopo le elezioni i partiti negli USA spariscono e non se ne sente più parlare fino alle elezioni successive, perché in una democrazia il potere politico appartiene al popolo e ai suoi eletti, non ai partiti. Ed è frequentissimo il caso in cui alla elezioni di medio termine, quando scadono circa la metà dei parlamentari e vengono eletti i nuovi, il presidente e la sua maggioranza parlamentare  diventino minoranza (un contrappeso spontaneo al potere forte della maggioranza, ossia uno dei fondamenti della democrazia). Bene, il governo continua la sua azione con qualche sforzo in più, ma altrettanto efficacemente, contando, e con successo, sul fatto che i parlamentari tutti sanno di non dover rispondere del loro operato a un partito-padrone, ma esclusivamente al popolo nelle cui mani sta il potere di eleggerli o di mandarli a casa per sempre: il voto trasversale è norma in quella democrazia. Ma Renzi quando cita il Pd americano  è così democristianamente incolto da non sapere queste cose, oppure le sa per cui la sua è semplice, opportunistica ipocrisia?

E a proposito di cultura, Renzi lo sa che il pensiero politico occidentale, ossia l’Occidente stesso, è nato sette o ottocento anni fa proprio in questa parte d’Italia e soprattutto nella sua città e che addirittura proprio a un fiorentino l’America deve il proprio nome? Se lui ora si trova costretto a scimmiottare l’America invece che l’America a scimmiottare lui se lo sarà domandato il perché? Temo di no: questione troppo ardua  perché è questione culturale e perché se avesse provato a rispondersi avrebbe capito che lui in persona e tutto il suo programmino “decisionista” erano l’esatta antitesi di quel sistema democratico americano di cui si vanta imitatore.

QUELLO CHE INVECE MI PIACE DI RENZI

Ci sto riflettendo…

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Sicurezza a Siena: la città non è più quella di una volta https://www.siena5stelle.it/2013/09/19/sicurezza-siena-la-citta-piu-volta/ https://www.siena5stelle.it/2013/09/19/sicurezza-siena-la-citta-piu-volta/#comments Thu, 19 Sep 2013 14:17:07 +0000 http://www.siena5stelle.it/?p=35379 Qualche giorno fa ho raccolto la drammatica testimonianza di una giovare ragazza senese che, intorno alle 3 di notte di un tranquillo giovedì settembrino, è stata aggredita da due balordi che le hanno tentato violenza dopo averla immobilizzata. Fortunatamente la ragazza è riuscita a fuggire ma oltre alle escoriazioni provocate dalla colluttazione, nei suoi occhi si leggeva una grande rabbia per una città, Siena, che stenta a riconoscere.

Purtroppo Siena non è nuova a questi tristi eventi: ricordiamo tutti il tragico episodio di circa due anni fa, fuori Porta Pispini, quando una giovane ragazza senese viene brutalmente violentata per oltre due ore. Il colpevole venne arrestato dagli agenti dopo poche ore ma le ferite psicologiche che si aprono in queste sventurate non hanno una così rapida guarigione.

Dove è finita la Siena che credevo di conoscere ?” mi ha chiesto sarcasticamente la ragazza, quando mi raccontava di aver urlato, inutilmente, senza che nessuno da quelle finestre anche solo si affacciasse a vedere cosa succedeva. Ed a fronte di queste tragiche notizie, come possono i genitori senesi stare tranquilli davanti ad una amministrazione praticamente immobile sul tema della sicurezza, troppo distratta tra “nomine e bilancio” ?

Forse qualcuno ancora vive nella illusoria percezione che “a Siena si sta bene” e che certi episodi, sporadici, non debbano comunque stravolgere le sonnacchiose consuetudini cittadine: io credo che non possiamo più permettercelo e che dobbiamo, per quanto doloroso sia, prendere atto che la città è cambiata e sta ancora cambiando, certo non in meglio. E dobbiamo anche reagire, perché questi tristi episodi sono dolorose ferite per la nostra bella città.

Per questo ho deciso di chiedere al Sindaco, ed alla Giunta, cosa intendono fare perché simili fatti non accadano più: vi è una evidente lassità nel presidio della città che potrebbe essere risolto anche con l’uso di telecamere di videosorveglianza.

Michele Pinassi
Consigliere capogruppo MoVimento Siena 5 Stelle

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Abbiamo davvero bisogno di “esperti politici” ? https://www.siena5stelle.it/2013/05/10/abbiamo-davvero-bisogno-di-esperti-politici/ Fri, 10 May 2013 10:38:22 +0000 http://www.siena5stelle.it/?p=34976 Stamani, mentre stavo andando al lavoro in ufficio, mi capita sotto mano una copia del “Il gazzettino senese”, house-organ del “partito unico” con la pubblicità pagata dalle municipalizzate Estra e Siena parcheggi.  In copertina, accanto alle foto degli 8 candidati, un editoriale a firma di David Taddei sul “Primato dell’Anti politica”, dove attacca neanche troppo velatamente il MoVimento Siena 5 Stelle affermando, suggellato da una citazione di Platone, come la Politica debba essere fatta da “professionisti esperti”.

Termina equiparando l’Amministrazione Comunale ad una normale azienda – in perfetto stile berlusconiano – chiedendo ironicamente ai cittadini se la farebbero gestire “ad una persona magari giovane, brillante, motivata ma che non ha alcuna esperienza di management, del prodotto che vi si realizza, delle lavorazioni che vi si fanno”, concludendo con un “scegliere con il criterio del ‘più antipolitico’ è una follia allo stato puro”.

Taddei, che guarda caso ha un passato da “portavoce del sindaco” del PDmenoelle, dimentica che i cosiddetti “esperti politici” che hanno gestito la Banca MPS, la Fondazione, il Comune e l’Università hanno in realtà solo sfasciato ciò che di buono la comunità senese aveva costruito in quasi mille anni.

I cosiddetti “esperti di management”, come lui stesso li definisce, hanno appena messo alla porta 64 dipendenti della Cooperativa Solidarietà dell’Ateneo Senese, decurtato lo stipendio ai 700 dipendenti comunali (senza toccare di un solo centesimo gli emolumenti dei dirigenti) ed agli oltre 1000 tecnici amministrativi dell’Università, stanno per esternalizzare oltre 1000 dipendenti della Banca MPS e alla Fondazione, a quanto dicono, ci sono già difficoltà ad erogare gli stipendi (in compenso abbiamo Gabriello Mancini, probabilmente il ragioniere più pagato d’Italia!). I sedicenti “esperti” di Taddei hanno causato all’Università di Siena oltre 200 milioni di € di buco di bilancio, 300 milioni di € di debito consolidato per il Comune di Siena ed infine, dulcis in fundo, 20 miliardi di € per la banca MPS, il più grande scandalo finanziario d’Italia e d’Europa. E non contenti, hanno pure il coraggio di riproporsi a guidare la città!

Adesso Siena piange, e non si capacita di come sia potuto accadere tutto questo. E’ accaduto anche grazie a persone come il dott. Taddei, che per anni – ed ancora adesso – deposto ogni pudore residuo, si è spalmato a difesa dei responsabili dello sfascio: ma non siamo sorpresi, quelli come lui solo questo sanno fare.

Lasci stare Platone, il Taddei, e vada invece a riguardarsi gli affreschi di Palazzo Pubblico.

I nostri avi l’avevano già capito nel ‘300, quando Siena era una delle città più ricche del mondo occidentale: i governanti venivano scelti a sorteggio dal popolo e per un periodo di due mesi gestivano la città. E guardando a tutto quello che hanno fatto, la gestivano molto meglio degli attuali sedicenti “esperti” . Siena era una città a cinque stelle, e solo per questo è stata grande. Noi vogliamo ritornare a quel modello, proponendo alla guida della città non un Principe espressione di una ristrettissima oligarchia “rossa”, ma un meraviglioso gruppo di persone provenienti dal tessuto sociale della città.

Per concludere, se questa è l’idea di “management esperto” del Dott. Taddei, preferisco di gran lunga “l’architetto, il fabbro, il calzolaio” citati sprezzantemente nel suo “editoriale”: d’altra parte, non ci volevano grandi competenze per salvaguardare il patrimonio di una città ricca e florida come Siena. Sarebbe bastato un pugno di “brave persone”, oneste, che avessero a cuore il bene pubblico piuttosto che il proprio portafoglio. E giornalisti meno servi del potere.

 

Michele Pinassi

Candidato portavoce sindaco nel MoVimento Siena 5 Stelle

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